sabato 27 febbraio 2010

Il Diario di Satana - giorno #2

L'autismo di Divi si fa importante.
Il giovane passa una buona metà della giornata immerso nella Prophecy, un sintetizzatore novantiano appena giunto in studio che fa sembrare Gigi d'Agostino un cantautore indie.
I Prodigy, a loro tempo, ne fecero un uso spregiudicato e il Divi pare voler completare l'opera.
La frequenza con cui il Pupo ti piazza i cuffioni sulla crapa per dirti senti questo preoccupa. Lo stiamo perdendo.
Nel frattempo, oltre al vetro Michi è costretto a registrare parti di ovetto, sonaglino, cajon, estintore e campanaccio - per uno come lui, poco meno della Cura Ludovico.
Non è chiaro quanto di questo gran bazar di ritmi e pelli di capra finirà nel disco, ma la prudenza ci spinge a registrare ogni possibile tamburellio - compresi i bonghi sempionari della Davada, assistente di studio che lascia intuire passati tossici e parcaioli.
Il riascolto di fine giornata coincide curiosamente con il suo principio: dalle cassone Genelec incastonate come enormi fossili nelle pareti, esce più o meno l'audio del mercato di via Piacenza - che in mattinata mi fornì vivande da sdraiare sulla bistecchiera.
Meglio, esce l'audio di un mercato che a Milano non c'è più (o che forse non c'è mai stato).
Con poche eccezioni, quelli sopravvissuti sono tetre sfilate di nonne impellicciate e speliucchiate, reazionarie ringhiose e incattiviste che scendono dai tram come il soldato Ryan lanciando fatture contro tramvieri / giovani con gli zaini / extracomunitari (che comprende nella fattispecie anche i nati a Monza), ribaltando però spesso posizioni nel caso l'interlocutore lasci a intendere di non avere opinioni così drastiche in materia, se non palesemente e dichiaratamente (orrore!) contrarie.
Non è affatto importante l'effettivo contenuto del chiacchiericcio: l'importante è attaccar bottone ed essere in grado di sostenere una discussione - oscillando se necessario tra il qualunquismo e Bakunin, tra il nazismo profondo e la caritas cristiana.
Gli unici caposaldi sono in genere i valori antichi (famiglia, sangue, stato), il concepire la storia come un lento declino verso un peggio variabile e alcuni intoccabili - Gerry Scotti, il Papa e per molte Silvio - che, qualora attaccati, spingono la vecchia al silenzio o alla fuga.
Valga ad esempio un qualsiasi incontro col giovane con lo zaino - uno dei grandi nemici della nonna col carrellino.
Gli scontri più o meno insignificanti con lo zaino dello sventurato sono l'ideale argomento di lamento per la nonnetta, che - appena sceso il tapino nello sbuffare incontrollato di tutti gli anziani circostanti - prende lo zaino al balzo per allacciarsi alla cronaca del giorno - che si tratti di bullismo, droga o di quelli-che-sporcano-i-muri.
Se l'interlocutore osa interporre un signora-sono-giovani o peggio la-colpa-è-di-chi-non-li-ha-tirati-su-come-si-deve, la nonnina è lesta a passare dal giustizialismo alla critica ai tempi moderni - con tanto di anatemi per quelli-che-li costringono-a-mettere-tutti-quei-libri-in-cartella-si-figuri-che-mio-nipote-ha-la-scogliosi.
Così per qualsiasi altro topic. Se drizzate le orecchie sentirete inni a Guantanamo trasformarsi in una strenua difesa dei diritti della persona con tanto di esempi sulla badante ucraina della ninni che è tanto una brava persona (la ninni, e per osmosi la badante).
C'è chi giura di aver visto nonnette in tram deserti trovarsi d'accordo con punkabbestia sperduti al grido di perché-in-fondo-anche-il-caffé-è-una-droga.
Il mercato che esce dalle casse non ha voci né pellicce né discussioni senza storia.
Verrebbe voglia di registrare dischi da mettere in repeat dovunque le parole vengano dette senza amore né onestà.
Qualcuno dica a Brian Eno che serve Musica per ascensori.

venerdì 26 febbraio 2010

Il Diario di Satana - giorno #1

Per capire dove un giorno avevamo sbagliato.
Giorno uno. Giovedì 25 febbraio.
Prima di schiacciare rec bisogna guadare Milano, che non è come dirlo.
Il sole splende e promette blocchi del traffico, quindi bici sia - ed è tutto un dribblare portiere che si aprono.
La via maestra che conduce allo studio è lunga, ondulata e infelicemente ricca di pavé, ciottolati, buchi nell'asfalto dove vomitare odio per l'amministrazione glitter del comune e, soprattutto, piccoli sprazzi del popolo della mattina - il periodo della giornata in cui le cose succedono comunque anche quando credi non stia succedendo nulla. Tra le altre, succede un matrimonio cinese con limousine bianc, sposa davvero incantevole e inevitabile congestione del traffico nei pressi delle quali (limousine e sposa) salutate dai timidi clacson dei connazionali e dalle estroverse bestemmie dei milanesi. Poco prima, i resti della piccola scuola di circo - a lungo popolata da conigli guardiani abbandonati - poco più in là l'Arena, che risuona della gioia primordiale e decisamente italiana dei bambini delle elementari di tutta Milano - invitati a correre e a sviluppare il proprio senso della competizione dall'inevitabile giornata di atletica che tutti gli ex-bambini milanesi ricordano con alterno piacere.
Nello zaino ho una bistecchiera impolverata e incrostata che potrebbe rivoluzionare l'annoso problema dei pranzi in studio.
Il ventaglio di strutture che la zona offre per le libagioni, per quanto ampio sulla carta, si dimostra nocivo sulla distanza.
Nell'ordine,
-zona gastronomie e focacce della vicina giunonica Esselunga di Ripamonti (sapori low-cost cristallizzati, polli indegiribili, patate svenute e insalatine di soia e diamanti)
-panini dello scontrinero (tabaccaio noto per la sua spudorata evasione fiscale)
-le pizze di Willy (dei cerchioni di formaggio attraenti e minacciosi)
-il riso cantonese e accantonabile di un cino-italo-cinese adiacente (per i periodi di estrema povertà)
-i pessimi spaghi di Saporacci (ovvero una teglia di kacuniudon giapponesi di dubbia provenienza ma dal gusto convinto)
-le truffe farinacee di Bollani (panettiere di quartiere arricchito che si crede ormai un lounge-bar sulla quinta strada)
Sei fornitori di calorie capaci di minare il budget del disco, la nostra già triste forma fisica e il buonumore.
Nasce così il piano bistecchiera, anche se di bistecche non se ne vedranno per un po'.
Sullo sfondo di queste intricate trame alimentari, il disco.
La batteria di Michelino ha grappoli di microfoni che la incorniciano e indicibili soluzioni microfoniche di fronte.
La prima tornata di pezzi brilla per essenzialità e brutalità ritmica: a sentire solo i take di batteria sembra di essere in una tribù dell'isola di Sumatra fulminata da una Roland tr909.
Il lavoro di Michelino consiste quindi nel picchiare tanto o tantissimo mentre un click gli attraversa il cervello a volumi brutti.
Divi si dedica al collage con una Repubblica scaduta e ottiene con sommo gaudio la striscia "il concerto di Aldo Cazzullo con Diego Anemone e Alvin Superstar" che attacca prontamente su una parete della regia.
Fuori intanto una pioggia francamente stronza allontana le polveri sottili e complica la traversata serale verso un pasto caldo.
Sono le otto e nessuno riuscirebbe a pronunciarsi su come sia passato il tempo nelle ultime dieci ore.
Non vola, non rallenta: pare il tempo dei campi, quello che fa maturare le pannocchie. E noi lì davanti ad aspettare di poterle buttare nell'acqua bollente.