martedì 9 giugno 2009

Aspettare la sera.

E’ impossibile che qualcuno abbia mai potuto scegliere questa valle.
Chi vi si è insediato sarà stato cacciato dalla valle di fianco.
Tristi come elefanti del circo avranno impilato pietre, fino ad avere la testa coperta dal peggior tempo che un uomo possa immaginarsi.
Quello che rende preferibile non muoversi affatto, quello che neanche si scappa – non vale la pena. Per quattro generazioni avranno passato i giorni ad aspettar le sere, inventandosi leggi del cielo che impedissero loro di accoppiarsi in continuazione – quando non ci pensava l’afa a tener lontano i corpi.
Un giorno qualcuno l’avrà fatto notare – di come fosse impossibile innamorarsi di quella valle.
Il tempo che ci serve per trovarne una migliore è poco più di quello che ci abbiamo messo a impilare queste quattro pietre e sicuramente meno di quello che ci servirà per dimenticarle.
Non avrà fatto in tempo a dirlo, sempre che l’abbia detto davvero e non abbia solo tentato una vita di dirlo, che le voci e gli occhi gonfi di chi le pietre le aveva impilate, certo non con quelle stesse mani ma con quelle offese dei padri dei padri, non avrà fatto in tempo a dirlo che quegli occhi e quelle mani e insomma eccolo lì a dirsele da solo quelle parole, sulle pietre, senza neanche più l’eco della valle, assente per dispetto.
Qualcuno doveva averle sentite o lette nei suoi occhi o semplicemente previste, e il giorno dopo avrà dato nome e nomi a quei sassi e messo cartelli e inventato leggende – perché nessuno più potesse dir nulla su quelle pietre.
Così sarà stato, la gente avrà continuato ad aspettar la sera e a trovare buoni motivi per accoppiarsi e per non accoppiarsi. E sarebbe bastato non uscire mai da quella valle per riuscire a digerire tutto, per riuscire a dormire con l’afa e col freddo senza farsi altre domande.
Perché grado più grado meno, non esiste una valle che non abbia problemi con le pietre e con i padri e col non saper cosa fare del proprio tempo.
Ma quando non hai più voglia di scusare chi ti circonda e anche della verità ne hai abbastanza e il sudore non sa di nulla – sa di sale e basta – vai su quei quattro monti coperti di rovi, lontano dagli occhi e dalle case, sali più in alto che puoi e fai nulla – un nulla che non assomiglia affatto al nulla dei bar e delle panchine.
Ed è in quel momento, lassù, che vedi le altre valli.

3 commenti:

Michela ha detto...

Chi non è mai salito sui monti si è convinto che non si sta poi così male in mezzo alle solite pietre e ai soliti elefanti infelici. Eppure si lamenta. Ma piuttosto che far fatica e sudare per arrivare in cima al monte, gli è più conveniente legittimare tutto. E aspettare la sera.
E, come una madre troppo apprensiva, costringere gli altri ad aspettare la sera tutti insieme appassionatamente.

Anonimo ha detto...

questa valle la conosco...

bark ha detto...

L'importante è salire sul monte, prendere aria e ributtarsi nel mare di melma, che gli eremiti non servono, se rimangono tali.