domenica 28 novembre 2010

La verità non scalda.

Dieci anni fa ci si fidava della verità.
Non che la si incontrasse spesso, a dir la medesima, ma sapevi che era là - oltre le bugie e la sabbia sparsa per farla sembrare solo un rigonfiamento anomalo della realtà.
Era dietro, e giuravi di averle visto i piedi spuntare da sotto le tende.
Che si trattasse di una strage impunita o di un bacio non visto, sapevi che prima o poi si sarebbe fatta avanti e avrebbe distrutto tutto - con una violenza giusta e inarrestabile.
Credere di essere ogni passo più vicini, immaginarsela seduta lì ad aspettarti come un baule pieno di dobloni sul fondo dell'oceano.
Poi venne su come un sub che ha perso i pesi: ognuno se ne prese un pezzo e cominciò a dire io ce l'ho.
Quando le torri cadevano, quando la Polizia macchiava le lavagne, quando i primi partivano per andare nel deserto a fare non è ancora chiaro cosa, la verità era già nelle mani di tutti.
Ognuno con la sua parte sotto il materasso, più o meno ansioso di tirarla fuori.
Chi lo fece credette di dover usare ogni mezzo per farla vedere a tutti gli altri.
La verità te la portavano a casa - esaltati come giustamente dev'essere chiunque creda di averla tra le mani.
Cinque anni in cui venne fuori il più complesso e onnicomprensivo sistema di rivelazioni, intrighi, abusi, connivenze, violenze, ignominie che mai si fosse palesato all'umanità da Marx in poi.
Copriva e copre tutt'ora la quasi totalità dello scibile umano, con particolare predilezione per temi quali stragi di stato, rapporti tra il suddetto e la malavita, reati nei confronti di foreste, animali, popoli (in quest'ordine, generalmente), società segrete, reale composizione chimica della nutella, passati nazisti di questo o di quello, scie degli aerei, ufo in periferia di Prato, Stephen King assassino di John Lennon, allunaggi simulati e l'intera guerra del Vietnam usata come test per vedere se la Red Bull ti tiene sveglio.
Ovviamente non accadde (né accade) nulla.
La verità senza la lotta per arrivarci è niente di più niente di meno che la stima in chi te la sta dicendo.
Tanto lei è lì - ormai lo sai. Orrenda o dolciastra che sia, la tua voglia di farlo sapere a tutti si spegne ogni giorno di più.
E se non passa, l'effetto che fai è di chi vuol rifarti vedere il film bellissimo che ha appena visto e tu lo eviti dicendo preferisco guardarlo da solo pensando che non vuoi uno di fianco che ti chieda approvazione ogni tre scene e insomma alla fine eviti anche di vederlo anzi ti fa ansia solo pensarci.
La verità stanca.
E perché funzioni almeno un poco, dev'essere clamorosa e roboante.
Il consigliere comunale che - per comprarsi i ricambi della porsche in leasing - arraffa & sgraffigna, strappa meno indignazione privata dell'acqua che scende dal balcone di quella sopra quando annaffia.
Eppure è da lì che comincia la piramide, finalmente vedi dove comincia - ed è l'unico punto su cui volendo riusciresti a pisciare sopra.
E invece, vuoi qualcosa che faccia tremare il mondo e la pietra a punta che conclude la piramide.
Solo per il gusto di sentirla lontana, fin quando non ti diranno dov'è.
Forse non eravamo pronti a questo, ad averne così tanta.
Già ora c'è chi ha i conati al solo sentirne parlare - e ci vorranno anni prima che lui o i suoi figli tornino ad interessarsene.
Non avevamo neanche pronto un piano B.
Anzi, mentre a tutti si aprivano le porte per il backstage di tutto quello che è e che è stato, molti decisero di restare sulla pista a ballare.
A ballare finalmente la musica elettronica che fino a tre anni prima si chiamava musica da discoteca (e ognuno segretamente era innamorato almeno di una canzonaccia disco inconfessabile) - perché la verità appena venuta a galla era che non tutta la musica da discoteca faceva cagare.
Il che era indubbiamente vero, appunto.
Ma quello che cambiò fu che, mentre centinaia di artisti elettronici potevano finalmente togliersi le orecchie da asini, milioni di persone continuarono ad ascoltare musica da discoteca di merda - che magari tu stesso per qualche anno hai cercato di difendere in nome di un rinnovato progressismo, in nome di quella nuova verità.
E ti ritrovi, di nuovo ma con altri nomi, in momenti in cui attorno a te hai solo corpi che ancheggiano al buio in maniera più o meno goffa, la gente si urla nelle orecchie per chiedersi dov'è il bagno o la situazione coniugale, i ragazzi muovono le spalle come se fossero ripresi da una telecamera e le ragazze lo stesso col culo, il bar serve ghiaccio carissimo e tu stai aspettando da circa 120 battute che succeda qualcosa nell'inutile quattroquarti che qualcuno pagato neanche poco sta propinando a tutti da quando sei entrato.
E la verità è che non piace a nessuno.
Ma dovrebbero dirlo tutti.
Che abbiamo semplicemente voglia di parlare con qualcuno.
Quando ci riusciremo, cambierà tutto.

7 commenti:

1Co ha detto...

Grazie ragazzi, magnifico.

Chris Supertramp ha detto...

anche io ho la mia canzoncina disco preferita... eh si.
Davvero bellissimo post :)

f ha detto...

E magari quel qualcuno siamo noi stessi, ma spesso ci capiamo insieme a chi ci ascolta.
Trovarlo l'ascoltatore. Ormai tutti vogliono parlare, si teme il silenzio, e pochi sanno ascoltare... Forse è per questo che oggi ci sono un sacco di ascoltatori a pagamento

genzi ha detto...

seducente come al solito.
g.

serena ha detto...

la condivisione è la vera fonte di calore

Anonimo ha detto...

libertà è partecipazione.
la verità è che
partecipare
è faticoso,
e allora rimaniamo
imprigionati.

la verità non scalda.
rimaniamo congelati.

Eva Price ha detto...

questa è la mia milano
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