martedì 7 luglio 2015

Quattro Estati Povere

Quando l'estate arriva come il corpo non poteva ricordare, quando diventa un fastidio costante, una zanzara furbissima nel buio che vuole vendicarsi di un antico torto, le gite povere diventano necessarie per mantenere il controllo sulle proprie vite. 
Per gita povera si intende in fondo una destinazione vicina che ridia, anche solo per un attimo e a gratis o quasi, le sensazioni delle destinazioni lontane. 
E partendo da Milano può non essere così semplice.
Quando poi le intere ferie a disposizione devono rispettare questo meccanismo, si ha un'estate povera a tutto tondo. 
Dato che negli ultimi quindici anni sono state frequenti, per noi come per molti, è bene aggiornare e condividere i semiparadisi nascosti - almeno quelli che non rischiano comunque di diventare meta di turismo di massa.
Leviamo quindi dal novero località affacciate sul mare, perché i litorali raggiungibili da Milano sono durante l'estate sconsigliabili ai budget bassi e spesso affollati come un supermercato alla vigilia di natale.
Di seguito ecco una piccola rosa di bunker di fine luglio. 
Se avete (e tanto ne avete) dritte simili, per noi o per chi leggerà, aggiungetele in coda e le prossime estati dureranno ogni anno un po' meno per tutti.

Viva la diga

Estate è aver voglia di avere il corpo immerso in un liquido non viscoso. 
Per soddisfarla ho due opzioni a portata di mano MA 
1. nella mia vasca da bagno mi è preclusa per dimensioni la possibilità di immergermi (emergo dalla coscia in giù e dai polmoni in su: praticamente come tuffarsi in una pozzanghera) 
2. la piscina comunale di fianco a casa mia è viscosa. 
La salvezza limitrofe va quindi cercata o in case con la Jacuzzi, generalmente chiuse a chiave, o fuori dalla cerchia delle tangenziali. Caso ma soprattutto Dio vuole che a neanche venti minuti da Milano, un qualche benefattore, probabilmente oberato dal caldo come me, abbia costruito temporibus illis una diga sull'Adda e che questa diga abbia creato una serie di isolette e anse che rendano la balneazione non solo possibile ma anche goduriosa.
Dal parcheggio di un ristorante che nessuno dei balneanti si può permettere, si guada l'Adda fino a raggiungere le isolette e lì ci si accampa, si esulta, ci si rotola e si sguazza ai piedi della diga.
L'acqua è limpida, freschissima e si prodiga persino in idromassaggi naturali alla faccia di quelli con le jacuzzi.

Una incredibile sequela di pro con alcuni superabili contro: 
- il guado va effettuato con prudenza e non dopo grandi pioggie, pena la citazione nelle colonnine regionali di cronaca nera.
- qua e là si fa vivo qualche tafano, sorta di mosca obesa che succhia il sangue ai cavalli ma pure a noialtri.
L'entusiasmo che avrete alla fine della prima giornata di diga vi farà probabilmente lanciare proclami del tipo "oh, l'estate prossima la facciamo qui, altro che isole greche" per i quali verrete scherzati negli undici mesi successivi.

COME ARRIVARE: Prendete la Paullese verso Crema e seguite per Merlino, quindi per Manzano di Merlino fino a imboccare a lato di una rotonda la stradina per il ristorante Lido che affaccia proprio sulla diga.



Resistere nei canyon


Alle spalle del litorale ligure, un dedalo di valli difficili e fredde per otto mesi all'anno spingono le masse a stringersi sulle spiagge come macchine sui traghetti, a incastrare asciugamani e settimane enigmistiche a una ragionevole distanza dal mare. 
Nulla di male, ma se state partendo anche o soprattutto per evitare gli ALTRI, forse è proprio a quelle valli che dovete chiedere asilo. La Valle del Borbera, torrente aspirante fiume, è tra le altre una delle più dolci e ospitali, trascurata dalle folle e dal revival del tipico (qui c'è ancora il tipico primigenio, che alcuni scambiano per brutto) e soprattutto capace di regalare ammolli e panorami spettacolari. 
Il merito va, oltre che alla sobrietà dei borberiani, alle Strette di Pertuso - una gola fluviale che si insinua tra muraglioni di anche 100 metri. 
Basta superare Borghetto di Borbera (neanche un'ora da Milano), parcheggiare lungo la strada e scendere fino al fiume per ritrovare il sorriso. 

La storia narra che questi luoghi furono anche teatro di battaglie della Resistenza e forse avvertirete un certo senso di colpa mentre sguazzate, pensando a loro imbacuccati e decisamente non nel mood di un bagnetto rinfrescante. 
Ma pensate che stavano lottando anche per i vostri bagnetti, più o meno, e quando uscirete dall'acqua, dedicate loro un pensiero prima di addormentarvi sulla ghiaia.  

COME ARRIVARE: si esce a Vignole Borbera sulla Milano Genova, si prosegue fino a Borghetto di Borbera, si comprano lì le cose per il pic-nic e poi si prosegue pochi chilometri fino alle Strette. 






Dalla fornace alle Fornaci

"Saranno dieci metri almeno" fu la prima misurazione, sicuramente generosa, di uno dei tanti tuffi possibili alle Fornaci di Caldé. Per evitare un fastidioso impatto con gli scogli, calcolammo la rincorsa necessaria a descrivere una parabola adeguata al proseguimento delle nostre funzioni vitali. Poi, per confondere i calcoli o forse darci coraggio, fumammo cose non in commercio in questo Paese oggi. Ricordo durante la rincorsa un dialogo velocissimo e pietoso con le mie gambe, responsabilizzate all'ultimo di tutto o quasi, poi un lungo salto nel vuoto - abbastanza lungo da poter scandire qualcosa di molto volgare e liberatorio - e l'impatto con l'acqua violento e rassicurante. 



Neanche dieci minuti più tardi, ragazzi del paese di neanche dodici anni facevano acrobazie, carpiati tripli e addirittura tuffi sincronizzati di gruppo, umiliando le nostre fifonerie di città spacciate per grandi imprese. 
Il tutto si consumava alle Fornaci Di Caldé, un complesso industriale abbandonato di inizio novecento a picco sul Lago Maggiore- e miracolosamente ancora accessibile (almeno fino all'anno scorso). Per un lungo tratto di splendida costa si alternano appunto fornaci, spiaggette che vi accompagnano in una delle acque lacustri più belle di sempre, comodi spiazzi per rave o simili e appunto strutture da cui tuffarsi e dimostrare di essere ancora vivi nonostante Siri. 

COME ARRIVARE: in treno si scende a Caldé e si prosegue a piedi verso il porticciolo. Di fronte al lago si procede verso destra superando un ponte e ci si trova un angolo adatto alle proprie mire.




Le ragioni dello stambecco

La montagna è per molti come i broccoli - sai che fanno bene, ma mal sopporti chi te li sponsorizza col fare del grande saggio. E' forse colpa del suo fan-club quindi se d'estate, specie nei suoi angoli meno in vista, viene snobbata dai grandi flussi migratori interni nonostante offra frescura e visioni paradisiache. 
Un fulgido esempio è il Rifugio Benigni, un'ora e mezzo scarsa di macchina da Milano + due di cammino per ritrovarsi su un attico mozzafiato e dimenticarsi quasi tutto delle proprie misere esistenze urbane. La salita è impegnativa ma ricordo vecchietti trotterellare fino alla cima, quindi è probabile che sia l'ansia da marlboro e non la pendenza il grande nemico. 

Superate malghe, cacche a pallini e canyon, si approda a un piccolo diorama di bellezza, come il plastico di un trenino senza trenino: un laghetto limpido e freddo come un sogno, un rifugio da sette nani ripieno di cibo e materassi, una vista spettacolare che spesso guarda le nuvole dall'alto in basso. 
L'ultima volta che ci sono andato c'era anche uno stambecco sul crinale oltre il rifugio, ma potrebbe essersi mosso. 
Se vi fermate per la notte, prezzi onesti, grandi mangiate, stellate da urlo e grappini per gli urli, piedi in faccia del letto vicino e promesse tradite del tipo "io di solito non russo".




COME ARRIVARE: Nella salita da Cusio ai Pian Dell'Avaro si prende il sentiero 108 in località Baita Sciocc. Per arrivare a Cusio dovete prendere la Val Averara, laterale della Val Brembana che si raggiunge facilmente da Dalmine e Bergamo.

4 commenti:

Ross ha detto...

Vicino al mio quartier generale (si tratta da un'oretta o poco più di macchina da Mantova) c'è il Monte Baldo, wikipedia saprà colmare tutte le vostre (ma anche le mie) lacune per quanto riguarda i dati tecnici. Si prende la funivia da Malcesine, amena località balneare gardesana, si sale su su su fino alla vetta o quasi. Da là ci si può godere una fugace sindrome di Stendhal davanti all'azzurro panorama e alla carne salà del rifugio. Io ci sono stata a gennaio con un freddo del diavolo, neve ghiacciata e vento a 60/70 km orari (deambulazione seriamente compromessa, per me che sono maldestra) e già così meritava. Probabilmente anche in estate ha il suo fascino e di certo passeggiare è meno complicato...poi mal che vada vi fate un bagno giù a Malcesine...se lo Speck Stube non vi sequestra prima di arrivare sulle spiaggette 😉

Unknown ha detto...

da Milano in un ora venite qui sul lago Maggiore -Verbania... avete montagna e lago a portata di mano, tutto a zero euri o quasi...

Unknown ha detto...

da Milano in un ora venite qui sul lago Maggiore -Verbania... avete montagna e lago a portata di mano, tutto a zero euri o quasi...

Unknown ha detto...

io cito il lago di SORAPIS, forse già conosciutissimo però quando ero andato tre anni fa' eravamo solo io e i compari. Con tenda, doccia portatile e fornellino a gas rimani là anche una settimana a sentir un po' di silenzio. Come posizione è vicinissima a Cortina d'Ampezzo che sembra la seconda cugina più ricca e più brutta.