mercoledì 15 settembre 2010

Testi sacri.

Meglio non guardarsi troppo attorno: mentre aspetti che il tuo disco finisca sugli scaffali (sperando che faccia in tempo, prima che tolgano gli scaffali), scopri che è in atto l’ennesimo rilancio della Bibbia – sorta di saga di pastori repressi e variamente ossessionati da agnelli, donne e locuste – e ti chiedi se non è il caso di deporre le armi, aprire un chiosco di panini e vedersi l’umanità sfilare davanti fino ad apocalissi più o meno efficaci.
Fare dischi oggi è certo attività meno sicura di far panini, però decisamente più appassionante (e assolutamente meno utile).
Per registrare Fuori (avverbio), ci abbiamo messo tanto – nessuno saprà mai se troppo. Abbiamo scritto e registrato ventisei canzoni, buttandone giù dalla rupe una buona metà (che ora è lì ai piedi della rupe, senza sapere se mai qualcuno verrà giù a raccattarla). Abbiamo discusso su cose incredibilmente futili, che per alcuni quarti d’ora sono sembrate capitali.
Abbiamo cominciato mille strade prima di trovare quella giusta – e altrettanto abbiamo fatto con le parole. Cibo pessimo quasi sempre, con Milano fuori dalle finestre che dimostrava di saper essere odiosa con qualsiasi temperatura e condizione atmosferica – dalla neve sporca all’afa insettifera. Un dodicesimo del disco lo abbiamo già buttato allo scoperto.
Degli altri undici dodicesimi si può dire questo:
- Che uno contiene un evidente omaggio a un musicista francese tutt’ora in attività
- Che uno è dedicato a così tante brutte persone che non valeva neanche la pena di nominarne una
- Che due hanno così poche chitarre che non sembriamo noi anzi sì
- Che uno cominciava con un uccellino che si era intromesso in un take di batteria ma poi quello del mastering lo ha tolto e ce ne siamo accorti tardi
- Che due hanno sia banjo che mandolino che dobro che acustica che elettrica e fanno quasi tutti la stessa cosa
- Che uno è nascosto
- Che uno ha un finale urlato così estremo che mia nonna mi prenderà per un satanista
- Che uno ha dentro una Juno 106, uno la Korg MS20, uno la Poly 800, uno la Rodero e alcuni tutte assieme
- Che uno parla anche di Satana, in effetti, ma ne parla male
- Che uno l’ha scritto Divi e ho capito di chi parlava solo in una notte molto difficile
- Che la primissima copertina doveva essere quella qui sotto ma dopo abbiamo deciso di metterci i nostri brutti musi, che sono l'unico vero collante di questi nuovi cinquanta minuti di deliri e invettive.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

e i ministri sono di parola, come sempre.

bark ha detto...

Era meglio la copertina della Domenica del Corriere... :-)

mario mucedola ha detto...

Quoto violentemente bark.