giovedì 16 settembre 2010

Vitamine, il nemico di dopodomani.

Un bel giorno qualcuno ha cominciato a mettere le tabelle caloriche sulle confezioni.
Dato che non mi risulta un alimento uno che tragga giovamento commerciale dal fatto di essere più calorico (qualcuno ha mai visto scritte tipo "nuova ricetta: da oggi ancora più grasso!"?), è evidente che ogni casa produttrice cercherà di pubblicare tabelle in cui il totalone delle calorie e il parziale dei lipidi siano bassi il più possibile (a tutt'oggi, stupisco di fronte al mistico kCal zero della diet coke: davvero posso bere diet coke fino a più infinito?). Mi è lecito dunque immaginare mafie di vario tipo tra chi commissiona la tabella e il laboratorio che effettivamente la fornisce, nonché vari tipi di agenti chimici o naturali che modifichino i risultati pur non variando la sostanza nella sua cicciosità.
Il fatto che io possa elucubrare su ciò pur non avendo mai seguito una lezione di chimica dall'inizio alla fine significa prima di tutto che il fatto di rendere pubblico il minaccioso e complicatissimo mondo delle calorie sia parte di una più ampia strategia.
Fino a dieci anni fa, la gente mangiava e sapeva che dieci polpette valgono più di una polpetta, che un chilo di insalata pesa meno sul tuo girovita di un etto di tiramisu e via dicendo.
Ora, volendo, potrei invece tramutare le polpette in numeri e altrettanto arrivare a un'equivalenza insalata-tiramisù che mi permetta di sapere quanta insalata devo mangiare per pareggiare un etto di tiramisù.
Però non lo faccio, perché sostanzialmente continuo a non saperne un cazzo uno, due non terrei conto nei miei calcoli di tutta una serie di fattori che chi legge CorriereSalute crede di avere ben presenti (certe proteine vengono assimilate in ics modo, certi grassi si triplicano, altri si dividono se bevi succo di pompelmo, etc), tre sullo sfondo sopravvive il gigantesco spettro del metabolismo - termine che spiega perché certa gente mangia a sbafo tiramisù e rimane identica mentre altra si gonfia con l'insalata.
Qualcuno insomma mi ha dato strumenti degni della scientifica di C.S.I. e ha fatto però in modo però che l'unica mia possibilità di analisi stia nel totalone o nel subtotale dei grassi - riducendo il tutto a un discorso di più grasso / meno grasso.
Seguendo questo filo e rinunciando ai più banali (e sensati) ragionamenti dell'era pre-tabellica, è sensato credere che l'industria alimentare si dia dannatamente da fare per uno dei tre seguenti obiettivi 1) portare a zero i grassi nelle tabelle 2) eliminare l'intera sezione grassi dalle tabelle 3) eliminare i grassi dal mondo.
Se ciò accadesse (basta tener d'occhio le tabelle per vedere come procede la cospirazione anti-grassi), evidentemente la guerra si sposterebbe contro i carboidrati prima e le proteine poi.
Quando il campo apparirà sgombro, ogni alimento sarà a calorie zero e la gente sarà ancora divisa in gente grassa e gente magra e gente gonfia dopo litri di diet coke.
A quel punto, finalmente, partirà una guerra santa contro le ultime sopravvissute - le vitamine, da anni bandiera dell'esercito del benessere.
Da un giorno all'altro, quelle che oggi crediamo alleate nella lotta contro invecchiamentocellulare/raffreddore/orecchieasventola saranno additate come principali responsabili di tutti i rotolini che ancora ci nasconderanno l'ombelico.
Fior fior di studi, ricercatori e team americani dell'università di vattelapesca, diranno al mondo che sono le vitamine il nemico, e di cambiare quanto prima abitudini alimentari.
E finalmente, sulle confezioni appariranno scritte del tipo "nuova ricetta: meno vitamine, più grassi".
E' solo questione di tempo.

3 commenti:

bark ha detto...

Boh... po' esse', ma non ne sarei così sicuro. Di certo gli stupidi siamo noi che stiamo appresso alle tabelle quando basterebbe una passeggiata o un po' di movimento...

GiulioTheRocker ha detto...

Io vorrei far notare una cosa: ma perchè i cibi light, che contengono meno calorie, costano di più? C'è meno roba lì dentro!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.