Le modelle sono donne orribili e disoccupate: hanno bocche enormi, denti bianchissimi, e gambe sproporzionate.
Quando salgono, tutti le guardano e dicono qualcosa a chi è accanto.
E' impossibile abituarsi e pericoloso avvcinarsi.
Ancora non si sa cosa potrebbe accadere violando deliberatamente il silenzio non scritto che si autoimpone ogni qualvolta una modella decide di turbare la quiete del tram.
La prima preoccupazione è di carattere educativo: come reagirebbe un bambino se vedesse un comune cittadino parlare con una modella?
Nell'impietosa piramide sociale che tutti ci impila, nulla è al di sotto delle modelle - ancora oggi private del diritto di cittadinanza.
Le poverette - condannate dalle loro malformazioni - faticano a confondersi tra la gente e sono costrette a dover contare su loro stesse, sempre e comunque.
Non è raro vederne per le strade mentre tentano di venire a capo di una cartina della città, dopo aver tentato senza successo di ottenere informazioni dai passanti.
Se possibile, è ancora più toccante vederle nutrirsi: con una mela e qualche sorso d'acqua sono capaci di sopravvivere una giornata intera - e le loro facce smunte sembrano non reagire neanche più alle abbuffate di pizze e focacce che le circondano.
Pietosamente, le case di moda hanno deciso da qualche decennio di usare le povere sventurate per la presentazione delle loro nuove collezioni.
Un atto di beneficenza - del resto a tutt'oggi è l'unico lavoro al quale possano aspirare - che nasconde una precisa logica di marketing: il consumatore si convince della bellezza del vestito notando come riesca a far sembrare graziosa anche una di quelle orribili creature capaci di far calare il silenzio sui nostri mezzi pubblici.
Ugualmente strumentale è l'abitudine dei grandi uomini d'affari di farsi vedere in compagnia di modelle nelle occasioni mondane - nel tentativo di promuovere un qualche altrimenti nascosto impegno nel sociale.
Purtroppo, anche quando è loro permesso apparire in discutibili dimostrazioni di compassione - non è loro concessa la parola.
Ci si limita a farle sorridere, per far sì che la gente da casa si spaventi e si commuova - davanti all'orrendo spettacolo di quelli orribili, enormi, bianchissimi denti.
